La percezione del giocatore di tennis: il Tabellone

La percezione del giocatore di tennis: il Tabellone

Seconda parte dell’articolo dedicato ai vantaggi dell’approccio gestaltico rivolto ai giovani tennisti. La metafora del tabellone che illustra la percezione del giocatore sotto stress. 

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Qual è il panorama di un giocatore, qual è la sua percezione nell’affrontare un torneo?

Parliamo ora di “Tabellone”.

Le prime percezioni, immagini, emozioni, previsioni di un giocatore che si iscrive ad un torneo, iniziano dalla visione del tabellone di gara, quello delle qualificazioni prima e in seguito, quello finale.

Per poter entrare in un mondo complesso come quello della mente di un tennista, bisogna sapere come funziona un tabellone e quale possa essere l’effetto che la visione di questo può creare nella mente del giocatore.

Il tabellone e’ composto da un elenco verticale di nomi di giocatori che si dimezzerà ad ogni turno di gioco, procedendo verso destra, decimando ogni volta gli iscritti del cinquanta per cento e disegnando così sulla carta un triangolo immaginario al cui vertice, sulla destra del foglio, si posizionerà il vincitore.

Il primo nome scritto in alto è la “testa di serie numero uno”, ossia colui con la classifica più alta tra gli iscritti al torneo, e l’ultimo in basso è la “testa di serie numero due”. Risalendo, si posizionano le altre teste di serie in modo equilibrato secondo classifica, un po’ distanti l’una dall’altra per dare armonia agli incontri. Distribuendo le promesse in modo strategico si aumentano le probabilità di assistere lungo il percorso del torneo a match interessanti ed equilibrati.

I due favoriti avranno la possibilità di incontrarsi solo in finale, mentre i giocatori non classificati, posizionati un po’ a caso nei restanti spazi liberi, avranno più o meno chance di vincere al primo turno, a seconda se dovranno incontrare subito le teste di serie più forti o meno. Naturalmente il più a rischio statisticamente sarà il secondo giocatore della lista, che, con una classifica molto più bassa, dovrà cimentarsi già dai primi turni contro il favorito.

Dai tabelloni di qualificazione si accede al tabellone finale, dove si ricomincia con le stesse modalità fino alla fine del torneo.

Ecco, il tabellone è lo sfondo che contiene la percezione di ogni giocatore riguardo se stesso all’interno di quel torneo.

Sul tabellone c’è scritto un pronostico, un’idea di come potranno andare le cose, una previsione di massima degli eventi che influirà inevitabilmente sull’andamento del gioco.

Partiamo dalle qualificazioni.

Che cosa prova un bambino posizionato in un tabellone di qualificazione?

Si aprono diversi scenari. Alcuni avranno la sensazione di dover compiere un’impresa titanica; la strada sembra essere lunghissima e tortuosa ma tutto sommato, il peso sulle spalle non è molto grande in quanto non vi è molto da perdere.

Nessuna o poche aspettative su di loro, i bambini che lottano per qualificarsi hanno come obiettivo di entrare a far parte dei “big” e probabilmente questo gli basta. Giocano con una grinta che toglie il fiato, lasciando andare il corpo, il braccio, tentando il tutto per tutto, rischiando a volte molto, troppo, non hanno paura di sbagliare. Il loro sguardo è rivolto avanti e verso l’alto, pensano solo al futuro, al loro nome finalmente scritto in quel tabellone finale, alla possibilità di entrarvi dalla porta principale guadagnandosi uno spazio, una porzione di quel territorio all’interno del quale cercano in ogni modo di avanzare.

I bambini con una classifica più alta entrano di diritto nel tabellone principale dove vengono inseriti in ordine decrescente in base alla classifica. Le teste di serie hanno un peso da portare avanti in quanto le aspettative sono alte e se perdono rischiano di retrocedere nella classifica. La tensione sale con la posta in gioco e con lei aumenta la paura. Le teste di serie sono bambini già conosciuti dai giudici e dalla popolazione tennistica, hanno un nome da tenere alto insieme all’orgoglio e, a differenza degli altri, hanno qualcosa da perdere.

È importante vedere questo perché il contesto in cui si svolge la scena è determinante. Non esiste evento slegato dal contesto e la lettura del fenomeno viene fatta alla luce della situazione sulla quale si appoggia il singolo evento.

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